1928 - In un’uscita con Hans Steger e la vivace Paula Wiesinger sulla Torre Venezia, Re Alberto I° e Aldo Bonacossa sono costretti ad un imprevisto e quanto mai scomodo bivacco in parete, privi di equipaggiamento adatto e viveri. Re Alberto I° del Belgio, anziché amareggiarsi, è divertito da questa nuova sebbene rude esperienza. Per ingannare il tempo e per rassicurare i tre amici che sono preoccupati per lui, illustra ai compagni dettagliatamente le varie stelle e costellazioni che brillano nella volta celeste, sopra le loro teste.
1933 – agosto. E’ la vittoria sulla bellissima parete Sud della Torre Venezia, a merito di Attilio Tissi, un vero e proprio capolavoro d’arrampicata libera, oggi una delle vie più belle e ambite delle Dolomiti, con difficoltà di V° e V° grado superiore. Ma non si dimentichi che oggi i chiodi presenti in parete sono almeno il triplo di quelli usati da Attilio Tissi e non si dimentichi neppure che quando un chiodo è già infisso, è facile raggiungerlo di “slancio” ed afferrarvisi al volo: cosa ben diversa fu per il capocordata, durante la prima salita, il fermarsi su appigli microscopici in posizione faticosissima e precaria, cercare la fessura adatta ed il chiodo adatto alla fessura e poi, reggendosi con una sola mano, piantarlo a colpi di martello.
1934 - 16 agosto. Alvise Andrich a soli 19 anni ed è praticamente a digiuno di montagna vera e propria, in quanto ha soltanto compiuto qualche prodezza sui massi della palestra di roccia bellunesi. Furio Biachet ed Ermani Faè, due “vecchi” dell’ambiente agordino e bellunesi, prendono con loro il giovanissimo Alvise, forse anche con il segreto intento di metterlo alla prova sulla vera montagna…, e partono per tentare la salita in prima ascensione dello spigolo Sud-ovest della Torre Venezia, un problema più volte affrontato dai migliori arrampicatori della zona ma ancora insoluto. Il primo giorno fu compiuta una ricognizione del punto più problematico, ma i tentativi di Ermani Faè e di Furio Biachet di superare un tratto strapiombante furono vani.
A questo punto, Alvise chiese timidamente se i due “anziani” abbiano nulla in contrario a lasciargli compiere un tentativo. Un po’ di perplessità, quindi: “Prego, accomodati!”.
“Abbandonata la stretta cornice su cui eravamo raccolti – scrive Furio Biachet – egli partì decisamente all’attacco dei primi difficilissimi strapiombi. Con uno stile ed una sicurezza che avevano del prodigioso, li superò in breve tempo, lasciando in no un senso di perplessità e di ammirazione…”.
“In realtà, a metà strapiombo, Alvise Andrich cominciò ad esclamare: “Volo, volo!” ed a sfoderare una sua tecnica personalissima: quella di spiccare piccoli salti, per afferrare appigli lontani. Tanto bastò che i due atterriti compagni dessero di piglio ai martelli e cominciarono a costellare il posto di sicurezza di tutti i chiodi disponibili, ripetendo, frattanto, l’un l’altro: “quello è matto”.
1937 - Stefano Longhi compie la prima ripetizione della via Ratti-Panzeri alla parete Sud-Sud-Ovest della Torre Venezia in Civetta.
1980 – Insieme a Vincenzo Muzzi, Umberto Marampon apre la direttissima sulla parete Sud della Torre Venezia (Gruppo del Civetta), denominandola via “Della Libertà”. E’ praticamente un concatenamento di tutti i “tetti” della parete, fra cui anche quello a falce, sporgente cinque metri. Sa che sui tetti (meglio se enormi) non cozza con le esigenze dei free climbing.
I due maggiori interpreti
dell’arrampicata veloce in Dolomiti sono Manrico Dell’Agnola e Alcide
Prati, specialisti del gruppo del Civetta.
1989 - 21 agosto. Manrico Dell’Agnola sbalordisce gli osservatori quando, concatena in 6 ore tutte le vie classiche della Torre Venezia (Gruppo del Civetta): Tissi, Ratti, Andrich, Livanos e Castiglioni.
1990 - 25 agosto. Manrico Dell’Agnola sale con Alcide Prati il diedro Philipp-Flamm e la via Solleder sulla parete Nord-ovest della Civetta in giornata, con spostamento a piedi.